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Wednesday 18 March 2015

Lanzarote: Un viaggio nel trapassato remoto (Seconda parte)






La varietà geologica di Lanzarote è irripetibile, come dimostra un’altra meraviglia naturale, El Golfo. Si tratta di un vulcano che, eruttando, ha aperto un cratere in mare, formando un’insenatura, El Golfo, appunto. Qui i colori sembrano addirittura artificiali – dal rosso vivo dell’arenaria, al nero lucido del basalto, al grigio argenteo della sabbia del fondo, allo smeraldo delle alghe nella piccola laguna.

 
 
 
 


La natura a Lanzarote è l’indiscussa sovrana, ma gli esseri umani ci hanno vissuto sin dalla preistoria, in piccoli insediamenti, pescando, cacciando e allevando bestiame e in seguito creando agricoltura e forme di commercio. L’inospitalità dell’ambiente è stata un grosso ostacolo sia per la colonizzazione, sia per l’instaurazione del turismo di massa, e la vita nei piccoli centri rurali e urbani è proseguita con poche innovazioni fino a oggi.
 

 

Oggi c’è un aeroporto internazionale ad Arrecife, la capitale, e una rete stradale e autostradale piuttosto sviluppata; le vie telematiche sono stabilite ma richiedono miglioramenti, particolarmente il sistema wi-fi. In un certo senso è una ribelle consolazione sapere di essere talvolta isolati, “non connessi”, irraggiungibili dal resto del mondo. Ed è quindi un piacere scoprire luoghi dove il tempo si è fermato, come nei vigneti scavati nei lapilli; nei campi coltivati secondo tecniche primitive; nei mercatini artigianali dove si trovano in vendita articoli davvero singolari; nelle aie dove razzolano insieme capre, galline, maiali, cani; nei caffè sparsi in campagna con le loro offerte limitate di prodotti importati¸ nelle formazioni di arenaria scolpite dal vento che assomigliano a castelli e cittadelle di sabbia costruite da chissà quali alieni…






Le comunità sono piccole e tranquille, alcune anche ricche di storia come Teguise, Haría, San Bartolomé, Tinajo, Yaiza; altre vivono soprattutto di turismo, come Arrecife, Puerto del Carmen, Playa Honda, Playa Blanca, Costa Teguise. Il turismo, però, non è quello chiassoso di Tenerife e Gran Canaria; è un turismo più attivo, più interessato alla scoperta dell’ambiente naturale, meno festaiolo e nottambulo. Incredibile ma vero, i locali pubblici – ristoranti, bar, pub – aprono presto la sera e alle nove già sono chiusi. All’inizio siamo rimasti esterrefatti. Ci chiedevamo se fossimo o no in Spagna.

 
Le poche spiagge sabbiose (la costa è per la maggior parte rocciosa e impervia, da togliere il fiato) sono frequentate da sportivi e atleti, non famiglie pigre con ombrelloni e sdraio.

 


 
A nord di Lanzarote c’è il piccolo arcipelago composto da La Graciosa, Montaña Clara e Alegranza, di cui soltanto la prima è abitata (meno di settecento persone) e si trova a quaranta minuti di traghetto dal porto di Orzola, sulla punta nord di Lanzarote. Le altre due sono riserve naturali protette. La traversata è indimenticabile, si aggira Punta Fariones e si entra nel Río, lo stretto che separa le due isole, fiancheggiata a est da alte falesie di basalto e a ovest da una costa bassa e sabbiosa. Il mare è di un blu profondo e il sole lo fa luccicare di pagliuzze d’oro. Il porto di La Graciosa è minuscolo e vi approdano soltanto i frequenti traghetti e le imbarcazioni dei pescatori.


 
Non ci sono né strade asfaltate né veicoli a motore. Non ci sono nemmeno sorgenti di acqua dolce, quindi occorre premunirsi. E’ un luogo ideale per escursioni, con decine di sentieri segnati, vulcani e spiagge da godere in solitudine, vedute da togliere il respiro. Uno dei posti più spettacolari è la Playa de la Cocina ai piedi della Montaña Amarilla, dove esiste una grotta con vista, magnifico luogo da picnic.

 

Il nostro campo base a Lanzarote era Arrieta, un grazioso borgo marinaro sulla costa nordorientale, con casette bianche a due piani, una lunga spiaggia rocciosa, dove le onde sembrano essere ideali per gli appassionati di surf, frequentato da un gran numero di giovani sportivi. La località ha diversi ottimi ristoranti di pesce, tra cui il popolare El Amanecer e El Marinero, di una classe superiore.

 


Ultimo punto non trascurabile il vino di Lanzarote. La produzione è limitata dalle dimensioni dell’isola, ma la qualità è più che eccellente, particolarmente la Malvasía, vincitrice di numerosi trofei internazionali. I vigneti si trovano soprattutto nella parte meridionale, tra Tinajo e Yaiza, e le bodegas (enoteche produttrici di vino con vendita diretta) lungo le strade principali sono numerose; tra queste spiccano Bodega Rubicón e Bodega La Geria, entrambe con degustazione e ristorante abbinato.

Pur essendo di dimensioni così limitate, Lanzarote è un mondo in miniatura e una settimana è appena sufficiente per una conoscenza superficiale. Ho già voglia di ritornarci per approfondire.

 

©DaniBlue

18 marzo 2015

2 comments:

sara nathan said...

a la Graciosa non ci ero andata perché quel giorno l'oceano era agitatissimo e i traghetti a Orzola non lavoravano, grazie di avermi offerto uno sguardo ravvicinato. E poi sono invidiosa, ma dove cavolo li hai visti quei castelli favolosi di arenaria?

Unknown said...

Le fragili formazioni di arenaria si trovano in località El Mojon, sulla strada che da Teseguite porta a Guatiza, non lontano dal Jardìn de Cactus. Sono purtroppo fenomeni in grave pericolo di distruzione, poiché sono sulla strada aperta a tutti, senza nessun genere di protezione.
In effetti, sono state oggetto di vandalismo (graffiti ecc.) e continueranno a esserlo se non si prendono provvedimenti per preservale.